Formazioni forestali del Polesine
Vegetazione potenziale del Polesine interno.
Senza le bonifiche, le rettifiche dei fiumi e l'agricoltura, la provincia di Rovigo potrebbe essere all'incirca così.
La mappa considera i vari dislivelli e tipi di suolo, che decidono dove l'acqua può ristagnare di più o di meno: i tipi di bosco si distribuivano proprio secondo la capacità degli alberi di sopprortare la sommersione. (M. Barbujani, 2018)
Senza le bonifiche, le rettifiche dei fiumi e l'agricoltura, la provincia di Rovigo potrebbe essere all'incirca così.
La mappa considera i vari dislivelli e tipi di suolo, che decidono dove l'acqua può ristagnare di più o di meno: i tipi di bosco si distribuivano proprio secondo la capacità degli alberi di sopprortare la sommersione. (M. Barbujani, 2018)
TERRA – Formazioni dell’entroterra
Un tempo tutta la pianura padana, e il Polesine in essa, era coperta da boschi misti di latifoglie. Erano boschi costituiti da specie quali: la farnia (Quercus robur), il carpino bianco (Carpinus betulus), il frassino ossifillo (Fraxinus oxycarpa), l’orniello (Fraxinus ornus), l’olmo (Ulmus minor), l’acero campestre (Acer campestre), il salice bianco (Salix alba), il pioppo bianco (Populus alba), il pioppo nero (Populus nigra) e l’ontano nero (Alnus glutinosa) nei punti più umidi. Erano gestiti con sapienza dalla Repubblica di Venezia, che li amministrava in maniera rigorosa; da essi traeva, difatti, una grande quantità di legname indispensabile alla propria industria navale e all’approvvigionamento della stessa città lagunare. Tuttavia, con il passare del tempo, questi boschi di pianura hanno lasciato il posto a terreni coltivati, strade, capannoni, zone industriali, centri abitati. Il querco-carpineto planiziale costituisce senza dubbio la migliore formazione forestale nelle terre del Polesine, in cui, tuttavia, non è più presente da molti decenni. |
Querco-carpineto planiziale
Esempi di questa formazione forestale possono essere trovati, ancora oggi, presso altre provincie venete e padane. Per il Polesine invece il querco-carpineto rappresenta una sorta di bosco ipotetico al quale ispirarsi ma che allo stato attuale risulta solamente un miraggio. I motivi per mirare a nuovi impianti boschivi del genere, appartenenti al climax eco ambientale del territorio, sono innumerevoli, da quello paesaggistico – floro-faunistico, all’ utilizzo antropico, alla difesa del suolo, all’equilibrio climatico, ecc..
Va ricordato che questo bosco ospitava, anche in Polesine, le grandi faune, costituite da cervo (Cervus elaphus), capriolo (Capreolus capreolus), cinghiale (Sus scrofa), e da predatori quali lupo (Canis lupus), orso bruno (Ursus arctos) e lince (Lynx lynx).
Esempi di questa formazione forestale possono essere trovati, ancora oggi, presso altre provincie venete e padane. Per il Polesine invece il querco-carpineto rappresenta una sorta di bosco ipotetico al quale ispirarsi ma che allo stato attuale risulta solamente un miraggio. I motivi per mirare a nuovi impianti boschivi del genere, appartenenti al climax eco ambientale del territorio, sono innumerevoli, da quello paesaggistico – floro-faunistico, all’ utilizzo antropico, alla difesa del suolo, all’equilibrio climatico, ecc..
Va ricordato che questo bosco ospitava, anche in Polesine, le grandi faune, costituite da cervo (Cervus elaphus), capriolo (Capreolus capreolus), cinghiale (Sus scrofa), e da predatori quali lupo (Canis lupus), orso bruno (Ursus arctos) e lince (Lynx lynx).
Pruneto
Con il termine pruneto si intende quell’insieme di formazioni arbustive che in certi ambienti costituisce il mantello del bosco. In pratica nei terreni coltivati il passaggio dal bosco al campo coltivato può essere più o meno drastico. Nel caso che questo passaggio avvenga in maniera graduale vi si osserva la presenza di numerose specie a portamento arbustivo che molto spesso costituiscono anche le siepi tradizionalmente delimitanti i campi e le strade.
Fra le specie più frequenti nel pruneto: il crespino (Berberis vulgaris), il pallon di maggio (Viburnum opulus), la berretta del prete (Euonymus europaeus), il ligustro (Ligustrum vulgare), la rosa canina (Rosa canina), il prugnolo selvatico (Prunus spinosa) e i rovi (Rubus spp.).
Tali formazioni sono ormai rare in tutto il Polesine a seguito dell’avvento dell’agricoltura intensiva e della rimozione delle siepi.
I pruneti hanno un grande valore per la fauna, essendo importanti zone di rifugio, alimentazione e riproduzione per invertebrati, rettili, anfibi, micro mammiferi e uccelli.
Con il termine pruneto si intende quell’insieme di formazioni arbustive che in certi ambienti costituisce il mantello del bosco. In pratica nei terreni coltivati il passaggio dal bosco al campo coltivato può essere più o meno drastico. Nel caso che questo passaggio avvenga in maniera graduale vi si osserva la presenza di numerose specie a portamento arbustivo che molto spesso costituiscono anche le siepi tradizionalmente delimitanti i campi e le strade.
Fra le specie più frequenti nel pruneto: il crespino (Berberis vulgaris), il pallon di maggio (Viburnum opulus), la berretta del prete (Euonymus europaeus), il ligustro (Ligustrum vulgare), la rosa canina (Rosa canina), il prugnolo selvatico (Prunus spinosa) e i rovi (Rubus spp.).
Tali formazioni sono ormai rare in tutto il Polesine a seguito dell’avvento dell’agricoltura intensiva e della rimozione delle siepi.
I pruneti hanno un grande valore per la fauna, essendo importanti zone di rifugio, alimentazione e riproduzione per invertebrati, rettili, anfibi, micro mammiferi e uccelli.
Pioppeto industriale
Il pioppeto è una formazione forestale completamente artificiale, che ogni 8-12 anni vede concludersi il proprio ciclo produttivo, in quanto finalizzata alla produzione di legname. E’ caratterizzato dall’elevata omogeneità strutturale, i cui sesti d’impianto più tipici risultano essere 6 x 6 m. I pioppi in esso coltivati sono in realtà ibridi (il più comune è <i214>) che permettono di ottenere produzioni migliori e maggiori dei pioppi naturali, nero (Populus nigra) e bianco (Populus alba).
Sono facilmente riscontrabili in tutta la provincia polesana, sia in pieno campo, sia in zone golenali.
Il pioppeto è una formazione forestale completamente artificiale, che ogni 8-12 anni vede concludersi il proprio ciclo produttivo, in quanto finalizzata alla produzione di legname. E’ caratterizzato dall’elevata omogeneità strutturale, i cui sesti d’impianto più tipici risultano essere 6 x 6 m. I pioppi in esso coltivati sono in realtà ibridi (il più comune è <i214>) che permettono di ottenere produzioni migliori e maggiori dei pioppi naturali, nero (Populus nigra) e bianco (Populus alba).
Sono facilmente riscontrabili in tutta la provincia polesana, sia in pieno campo, sia in zone golenali.
ACQUE SALATE/MARE - Formazioni costiere
Da sempre i cordoni dunosi del Delta hanno ospitato formazioni forestali. Le opere realizzate dall'uomo, soprattutto a partire dal '700, hanno modificato e fatto in gran parte scomparire questi boschi. Lo spianamento delle dune da un lato, e la realizzazione di numerose pinete artificiali dall'altro hanno contribuito a cambiare in maniera significativa composizione e dimensione di tali arboreti. Le pinete artificiali, in particolare, avevano le molteplici funzioni di proteggere dalla salsedine gli orti di terra e di mare ad esse retrostanti, di consolidare le nuove terre e di fornire un apporto di legname alle nuove aziende agricole che stavano nascendo.
Dagli anni 60’ in poi vi fu inoltre un notevole sviluppo turistico che proprio in tali pinete vide il suo fulcro, con ulteriore modifica di composizione e dinamiche forestali.
Tutte queste formazioni possono essere osservate lungo il litorale di Rosolina Mare, dalla foce dell'Adige a Caleri, oltre che presso le dune fossili interne di Rosolina e Volto, a Porto Viro, Taglio di Po e Ariano nel Polesine (settore Grillara – S. Basilio – Bosco Nichetti). Inoltre, due frammenti di tali ambienti sono presenti all'interno delle valli da pesca e da caccia di Porto Viro, ovvero in Bagliona e Sacchetta, nonché a Cassella di Porto Tolle.
Da sempre i cordoni dunosi del Delta hanno ospitato formazioni forestali. Le opere realizzate dall'uomo, soprattutto a partire dal '700, hanno modificato e fatto in gran parte scomparire questi boschi. Lo spianamento delle dune da un lato, e la realizzazione di numerose pinete artificiali dall'altro hanno contribuito a cambiare in maniera significativa composizione e dimensione di tali arboreti. Le pinete artificiali, in particolare, avevano le molteplici funzioni di proteggere dalla salsedine gli orti di terra e di mare ad esse retrostanti, di consolidare le nuove terre e di fornire un apporto di legname alle nuove aziende agricole che stavano nascendo.
Dagli anni 60’ in poi vi fu inoltre un notevole sviluppo turistico che proprio in tali pinete vide il suo fulcro, con ulteriore modifica di composizione e dinamiche forestali.
Tutte queste formazioni possono essere osservate lungo il litorale di Rosolina Mare, dalla foce dell'Adige a Caleri, oltre che presso le dune fossili interne di Rosolina e Volto, a Porto Viro, Taglio di Po e Ariano nel Polesine (settore Grillara – S. Basilio – Bosco Nichetti). Inoltre, due frammenti di tali ambienti sono presenti all'interno delle valli da pesca e da caccia di Porto Viro, ovvero in Bagliona e Sacchetta, nonché a Cassella di Porto Tolle.
Pseudo macchia mediterranea
La prima vera e propria formazione forestale, seppure arbustiva, che si incontra dopo la serie psamofila, è formata da specie qual il ginepro comune (Juniperus communis), la sanguinella (Cornus sanguinea), l’olivello spinoso (Hippophae rhamnoides), la fillirea (Phillyrea angustifolia), lo spino cervino (Rhamnus catharticus), il ligustro (Ligustrum vulgare), il biancospino (Crataegus monogyna), l’agazzino (Pyrracantha coccinea) e il leccio (Quercus ilex). Tutte queste specie hanno un portamento arbustivo proprio perché sono ancora relativamente vicine al mare. Il forte vento (bora) e la salsedine (aerosol marino) non permettono a queste specie di raggiungere un portamento arboreo, condizionandole a restare allo stato arbustivo. Sono definite specie di pseudo macchia proprio perché ricordano molto, sia per profumi, sia per colori e forme, la macchia mediterranea, seppure da essa si differenzino per essere meno termofile e di ovvia differenziazione floristica. Questa formazione risulta meglio conservata sul litorale di Porto Caleri. Un buon esempio può essere osservato anche in Valle Bagliona, a Porto Levante. |
Lecceta
La lecceta rappresenta la massima espressione naturale delle foreste mediterranee, appunto costituite dalla netta prevalenza del leccio (Quercus ilex). Questi boschi risultano essere alquanto scuri ed ombrosi, con un sottobosco molto povero, che annovera specie come la robbia selvatica (Rubia peregrina) e l’asparago selvatico (Asparagus acutifolius). Tali formazioni, che naturalmente rappresenterebbero la massima espressione di stabilità fitosociologica, molto spesso sono invece state sostituite dalle pinete artificiali. Ecco che pochi sono i lembi di tali formazioni ancora presenti in Polesine. Le leccete pure si trovano a Porto Fossone e sui cordoni di dune fossili posti tra la strada statale Romea e il Canale di Loreo, ovvero in località “Monte”, a Volto e a Fenilone. |
Pinete di pino marittimo e pino domestico
Sono tutte formazioni di origine artificiale, realizzate dall’uomo per consolidare il litorale, proteggere dal vento l’entroterra, per fornire legname. Ultimamente, con l’incremento del turismo balneare, queste formazioni hanno sempre più assunto anche una funzione turistico-ricreativa, oltre che culturale (basti osservare la toponomastica di alcune località quali Rosapineta). Queste sono formazioni dominate dal pino domestico (Pinus pinea), e/o dal pino marittimo (Pinus pinaster). Entrambi i pini sono definiti come specie pioniere, tendenti, quindi, a colonizzare zone degradate e di difficile sviluppo per altre specie più esigenti. Questi alberi, tuttavia, non sono molto longevi, e tendono, a lungo andare, ad essere sostituiti da formazioni più stabili come la lecceta. Le pinete in sostanza devono essere viste come una sorta di bosco temporaneo destinato nel tempo alla naturale evoluzione verso la lecceta, la quale può tornare rapidamente in caso di eventi che danneggino significativamente le pinete (incendi, trombe d'aria, ecc..). Tali pinete sono presenti in particolare lungo il litorale di Rosolina, a Fenilone, nelle valli Bagliona e Sacchetta, a Donada e Contarina, a Cassella, e tra Grillara e S. Basilio – Bosco Nichetti. |
ACQUE DOLCI/FIUME - Formazioni igrofile e ripariali
In tali formazioni è l’acqua dolce a fare da padrona come fattore ecologico predominante. Tali ambienti sono tipici delle zone rivierasche di Po e Adige, oltre che dei corsi idrici minori.
Altre formazioni legate al fattore idrico sono quelle delle bassure interdunali e dei cosiddetti gorghi, dove l’acqua dolce ristagna e forma una sorta di laghetti.
In tali formazioni è l’acqua dolce a fare da padrona come fattore ecologico predominante. Tali ambienti sono tipici delle zone rivierasche di Po e Adige, oltre che dei corsi idrici minori.
Altre formazioni legate al fattore idrico sono quelle delle bassure interdunali e dei cosiddetti gorghi, dove l’acqua dolce ristagna e forma una sorta di laghetti.
Bosco igrofilo delle bassure
Nelle zone in cui la falda salmastra lascia il posto all’acqua dolce si osserva la presenza di specie forestali, quali l’ontano nero (Alnus glutinosa), la frangula (Frangula alnus), il pioppo bianco (Populus alba) i salici (Salix spp.). Nelle aree litoranee questi ambienti sono ormai rari, a causa delle bonifiche e dello sfruttamento agricolo delle aree retrodunali. Un po’ più frequenti nell’entroterra, attorno a specchi quali gorghi. Si possono trovare alcuni di questi boschi in prossimità delle Zone umide minori denominate Bosco Nichetti, Gorghi di Trecenta, presso Grillara e Piano di Rivà. |
Arbusteti ripariali a salici arbustivi
Si tratta di una vegetazione a salici arbustivi (Salix purpurea, Salix triandra, Salix elaeagnos ecc.), in grado di sopportare piene del fiume di notevole entità e di trattenere le particelle trasportate dall'acqua. L’arbusteto ripariale a salici è diventato piuttosto raro nel Delta, a causa delle arginature e delle ripuliture delle sponde che hanno quasi del tutto eliminato lo spazio fisico a disposizione, e dell'invasione dell'americana Amorpha fruticosa. Questa associazione infatti occupa la posizione più bassa tra le cenosi arbustive, appena sopra la superficie dell’acqua e la sua ecologia è determinata soprattutto dall’inondazione dovuta alle piene.
Esempi di tali formazioni possono essere trovarti alla foce dell'Adige, in Po di Maistra, alle foci del Po di Gnocca e in località Volta Vaccari.
Si tratta di una vegetazione a salici arbustivi (Salix purpurea, Salix triandra, Salix elaeagnos ecc.), in grado di sopportare piene del fiume di notevole entità e di trattenere le particelle trasportate dall'acqua. L’arbusteto ripariale a salici è diventato piuttosto raro nel Delta, a causa delle arginature e delle ripuliture delle sponde che hanno quasi del tutto eliminato lo spazio fisico a disposizione, e dell'invasione dell'americana Amorpha fruticosa. Questa associazione infatti occupa la posizione più bassa tra le cenosi arbustive, appena sopra la superficie dell’acqua e la sua ecologia è determinata soprattutto dall’inondazione dovuta alle piene.
Esempi di tali formazioni possono essere trovarti alla foce dell'Adige, in Po di Maistra, alle foci del Po di Gnocca e in località Volta Vaccari.
Arbusteti ripariali ad amorfa fruticosa
Una differenziazione abbastanza recente dell’arbusteto a salici arbustivi può essere considerato l’arbusteto ad amorfa fruticosa (Amorpha fruticosa). Specialmente verso il mare è significativamente presente ed impartisce la fisionomia a queste vegetazioni, soppiantando i salici fino a diventare la specie dominante o esclusiva. Questa pianta esotica è causa di gravi alterazioni alla vegetazione ripariale, essendo dotata di spiccate capacità colonizzatrici che portano alla formazione di cespuglieti monospecifici. Esempi di questo arbusteto si riscontrano lungo tutte le aste fluviali, come ad esempio nel tratto terminale del Po di Maistra, o in golena di Panarella di Papozze. |
Pioppeti e saliceti golenali
Corrispondono ad una fascia arborea dominata da salici e pioppi, in grado di resistere a piene non troppo prolungate e già laminate dall’ampiezza dell’alveo. Lo strato arboreo è povero di specie: in esso si riscontrano oltre al salice bianco (Salix alba), di solito nettamente dominante, i pioppi bianco e nero (Populus alba, Populus nigra), l’olmo (Ulmus minor) e l'alloctona robinia (Robinia pseudacacia). La densità delle piante è generalmente bassa e la luce al suolo è abbondante, cosa che permette la formazione di fittissimi sottoboschi. Tali boschi golenali sono ben rappresentati presso le aste fluviali a maggiore ampiezza, spesso dotate di ampie golene: il Po a Ficarolo (Isola Tontola) e Bergantino, il Po di Venezia nelle relative golene di Ca' Cornera, Ca' Zen e Santa Maria in punta, il Po di Maistra. |
Alneto di ontano nero
Dei vecchi boschi palustri, a predominanza di ontano nero, nel Delta, l’unico esempio superstite è un piccolo boschetto a lato della strada, tra Ca’ Morosini e Rosolina Mare, interno a Valle Morosina. Lo strato arboreo è nettamente dominato dall’ontano nero (Alnus glutinosa), assieme a pochi esemplari di salice bianco (Salix alba), mentre lo strato arbustivo comprende il rovo azzurrognolo (Rubus caesius), il sambuco nero (Sambucus nigra), lo spino cervino (Rhamnus catharticus). |
NEOFORMAZIONI E BIOTOPI FORESTALI
Accanto a queste formazioni forestali “classiche” o al climax, vi è la presenza di altri boschi, boscaglie e cespuglieti generati dall'azione antropica, diretta o indiretta. Si tratta di formazioni “nuove”, spesso non in equilibrio, costituite per lo più da specie esotiche. Molte di queste sono destinate, probabilmente, a diventare negli anni vere formazioni forestali di pregio. Rivestono tuttavia una grande importanza, sia ecologica, ospitando fauna e flora altrimenti non presenti, sia storica, in quanto si trovano spesso in siti storicamente forestati, sia paesaggistico-ricreativa, rappresentando spesso l'unica area “verde”.
Accanto a queste formazioni forestali “classiche” o al climax, vi è la presenza di altri boschi, boscaglie e cespuglieti generati dall'azione antropica, diretta o indiretta. Si tratta di formazioni “nuove”, spesso non in equilibrio, costituite per lo più da specie esotiche. Molte di queste sono destinate, probabilmente, a diventare negli anni vere formazioni forestali di pregio. Rivestono tuttavia una grande importanza, sia ecologica, ospitando fauna e flora altrimenti non presenti, sia storica, in quanto si trovano spesso in siti storicamente forestati, sia paesaggistico-ricreativa, rappresentando spesso l'unica area “verde”.
Robinieto
L'esotica robinia (Robinia pseudacacia) cresce spesso laddove il taglio effettuato dall'uomo ha eliminato la precedente copertura arboreo-arbustiva. Spesso i robinieti appaiono puri, cioè monospecifici, sia in forma di siepi, sia di boschetti. Esempi sono diffusi ovunque in Polesine, (es. a Grillara*, presso le dune fossili di Rosolina, ai Dossi di Gavello). |
Bosco della Palà di Ceregnano
In questa località è presente una piccola formazione forestale di pregio. La struttura spaziale delle piante la fa assomigliare ad un bosco planiziale autentico, ma la composizione botanica non è con esso coerente. Vi prevalgono i pioppi e le robinie, ma, soprattutto, il sottobosco vede la crescita di farnia e acero campestre. L'assenza di gestione da parte dell'uomo durante gli ultimi decenni ha fatto si che il sottobosco sia arricchito da rami e tronchi caduti, che danno a questo bosco un aspetto peculiare e di pregio. Esso si trova nel vecchio tracciato del Canal Bianco. |
Bosco di Volto* di Rosolina
Al piede di un settore delle dune boscate di Volto di Rosolina c’è un biotopo posto in piano ma su substrato sabbioso. Esso è vegetato con una pregevole formazione arboreo-arbustiva piuttosto intricata, costituita sia da elementi termofili, come il pungitopo (Ruscus aculeatus) e il leccio (Quercus ilex), che tipici dei boschi planiziali, come ad esempio la farnia (Quercus robur). In esso sono presenti almeno due esemplari vetusti di questa specie. |
Bosco d'impianto
Grazie a specifici filoni di finanziamento, ad esempio relativi al PSR, molte aziende agricole hanno provveduto all'impianto di formazioni boschive, mediante l'utilizzo di molte essenze tipiche della pianura. Alberi e arbusti sono piantumati in filari, spesso ravvicinati. Queste formazioni raramente superano i 30 anni di età, e purtroppo vengono spesso eliminate allo scadere del relativo finanziamento pubblico.
Grazie a specifici filoni di finanziamento, ad esempio relativi al PSR, molte aziende agricole hanno provveduto all'impianto di formazioni boschive, mediante l'utilizzo di molte essenze tipiche della pianura. Alberi e arbusti sono piantumati in filari, spesso ravvicinati. Queste formazioni raramente superano i 30 anni di età, e purtroppo vengono spesso eliminate allo scadere del relativo finanziamento pubblico.
Boschetti di Magnolina
In località Magnolina sono presenti due piccole formazioni forestali, collegate a delle siepi, che hanno la caratteristica di essere un tipico esempio della gestione degli alberi ad uso agricolo, che in passato era diffusa ovunque in Polesine. Sono costituite in prevalenza di pioppi e salici. |
Bosco della centrale Enel di Polesine Camerini
Con la costruzione della Centrale Enel di Polesine Camerini è stato realizzato l'impianto di una vasta superficie boscata. Tale bosco, in parte aperto al pubblico, presenta specie sia termofilo-costiere, come pini e lecci, che, in maggiore misura, planiziali, nonché specie esotiche. |
Bosco di Volta Vaccari
La rettificazione del corso del fiume Po in località Volta Vaccari ha generato una grande isola fluviale, collegata alle sponde da una massicciata. Tale area è stata successivamente oggetto di vasti rimboschimenti, con l'utilizzo delle più comuni specie planiziali. Il tenore umido del luogo, spesso soggetto a parziali inondazioni, ha fatto si che prevalgano le specie igrofile. |
Formazione a roverelle delle Dune di Donada
Ad interfaccia tra i prati aridi e la pineta/lecceta delle dune fossili di Donada si trovano fasce con un'interessante presenza di roverella (Quercus pubescens). Questi alberi sono frammisti a pini, lecci, robinie, biancospini, ma mostrano qui la maggior densità del territorio provinciale.
Ad interfaccia tra i prati aridi e la pineta/lecceta delle dune fossili di Donada si trovano fasce con un'interessante presenza di roverella (Quercus pubescens). Questi alberi sono frammisti a pini, lecci, robinie, biancospini, ma mostrano qui la maggior densità del territorio provinciale.
Parco Alexander LANGER a Rovigo
E' un'area ex militare (poligono), abbandonata da alcuni decenni, ed attualmente utilizzata come parco urbano della città di Rovigo. L'assenza di gestione che per anni ha contraddistinto il sito ha fatto si che la vegetazione si sviluppasse in maniera abbastanza naturale. Lo strato arboreo è costituito soprattutto da grandi pioppi neri; in fase di crescita molte altre essenze, fra cui Acero campestre, Alloro, Robinia e qualche Farnia.